I° Congresso della Federazione della Sinistra dei “Castelli Romani”
13 novembre 2010 - Auditorium di Genzano di Roma

Relazione introduttiva al Documento Politico
Marco Bizzoni
 
Care compagne e cari compagni
Inizierò la mia introduzione al documento politico partendo dal  suo punto conclusivo, i Giovani.
Ciò perchè la questione giovanile conclude il documento ma non è l'ultimo punto  che la Federazione intende affrontare, a conferma di ciò basti considerare che quel capitolo nel sottotitolo afferma: “una sinistra con lo sguardo rivolto al futuro”.
I giovani, dunque, un tema ed una categoria scivolosi per la politica.
In una vignetta di molti anni fa  un rappresentante del governo  affermava: “abbiamo risolto il problema della disoccupazione giovanile, basterà aspettare che divengano vecchi”.
Questo negli ultimi anni è stato il massimo della riflessione e attenzione che la politica ha rivolto ai giovani. Che certo non sono stati dimenticati, ma di cui la politica se ne è occupata solo per denigrarli, con epiteti come: bamboccioni, inerti, incapaci oppure li si è abbandonati in pasto a quella che Daniel Pennac  chiama nonnaccia marketing.
In questi anni in cui, malgrado la sconfitta epocale del movimento operaio, ci siamo battuti per mantenere viva una prospettiva per il comunismo in Italia  nuove generazioni sono venute avanti, e, nostro malgrado, si sono ritrovate immerse nella palude falsamente oggettiva della ricostituzione del mercato unico mondiale, la globalizzazione guidata dalle idee neoliberiste.
Nuove Generazioni per cui l'abbattimento del muro di Berlino, del 1989, o la fine dell'URSS, del 1991, sono parte di una storia che non hanno vissuto ma che conoscono dai libri così come gli eventi della rivoluzione di ottobre del 1917. Eventi che i Giovani, con la prospettiva storica schiacciata sull'immediato propria della televisione, pongono quasi sullo stesso piano tra loro e con la Rivoluzione francese o il Risorgimento.
I nostri Giovani, in questi anni, sono cresciuti assediati sin dall'infanzia dal mercato, bombardati dalla pubblicità, perennemente stimolati al consumo. 
Sono cresciuti in un contesto sociale in cui l'unico valore condiviso  è quello dell'arricchire, non importa molto con quali modalità.
Sono cresciuti avendo a disposizione come modelli di apprendimento di adulti “arrivati”: faccendieri, truffatori, intrallazzatori, politici cinici o interessati unicamente alla propria autopromozione, senzali e ricattatori.

A questi giovani, nati nell'epoca in cui il neoliberismo celebrava se stesso con la promessa di fare tutti ricchi ed in cui Fukujama affermava la fine della storia e la supremazia del capitalismo, dobbiamo rivolgerci con impegno, passione e attenzione indicando prospettive politiche, civili, morali,etiche e sociale altre da quelle in cui  sono stati allevati.
Come sapete la storia la scrivono i vincitori e quindi vi risparmio su come essi possano conoscere la storia del movimento operaio, internazionale e nazionale, o la storia patria per quanto riguarda il fascismo o gli stessi anni della Repubblica.
La loro vita è stata, ed è, un immenso reality in cui fiction e realtà sono sempre più venute integrandosi impedendo di distinguere tra realtà e fantasia.
E questa non è solo una difficoltà dei giovani basti vedere il disorientamento tra noi adulti sulla base delle informazioni contraddittorie che continuamente ci vengono propinate.
Con i giovani, in particolare, Nonnaccia marketing ha lavorato bene stimolando falsi  bisogni, costruendo falsi miti, inventando stili di vita apparentemente esclusivi ma in realtà sempre più massificati e indotti.
Per questi giovani la politica è uno strumento necessario per farsi gli affari propri, diventare importante, conosciuto, potente o, più semplicemente, uno strumento per “oliare” la propria carriera professionale oppure, ancora più in basso, per trovare un lavoro.
 In questa ottica i partiti servono solo ai politici per praticare la propria esclusiva autoaffermazione.
Per questi giovani il lavoro non è altro che lo strumento, con cui chi non ce la fa: “a viaggiare in prima con il drink in mano e tutto quel che vuoi” cerca, rateizzando, di dare ai suoi conoscenti l'apparenza di quell'immagine che il marketing ha imposto come vincente.
Restando imprigionati  nello sforzo di cercare di dare di sé quell'immagine che la società dei consumi richiede se non si vuole essere considerati, dagli amici, dai parenti o dal gruppo dei pari fuori dal giro che conta.  
Giovani fragili che vorrebbero essere sostenuti, che cercano un'idea nobile, che vorrebbero poter seguire modelli positivi ma che si vedono permanentemente riproporre ed imporrre la scelta individualista dell'homo homini lupus.
Giovani spinti costantemente in una lotta di tutti contro tutti in cui solo i più forti o i più furbi ce la possono fare, alcuni combattono, altri si sono già arresi, certi restano inerti sconfitti da se stessi. Alla fine ciò che resta è solo un immenso cinismo.
Il tutto spesso per ottenere la sicurezza di qualcosa che in realtà magari dovrebbe essere un diritto di tutti.
Credo che se vogliamo ricostruire una proposta politica per il futuro dobbiamo ripartire da qui.
Avendo ben presente che esistono anche forze, intelligenze, volontà che trovano sfogo ed impegno in molte realtà sociali.
Pensiamo ai giovani impegnati con Libera, a quelli che sostengono Emergency e quelli impegnati  in altre decine e decine di diverse attività di volontariato.
Vi è dunque anche un'Italia, che non si arrende  al Marketing, al buon senso peloso e caritatevole, alla violenza o alla volgarità, vi è un'Italia migliore  che pretende un futuro diverso.
Negli ultimi anni non abbiamo saputo parlare a nessuno di questi giovani, né a quelli pervasi di individualismo né a quelli impegnati nel sociale.
E' ora compagne e compagni che, come ci ha insegnato il comandante Marcos iniziamo a camminare domandando, è ora che riprendiamo a cercare e sperimentare: modalità, linguaggi, proposte, che ci consentano quanto meno di entrare in comunicazione con queste realtà a cui dobbiamo riuscire a far comprendere che non si deve rinunciare alla lotta collettiva per un mondo migliore perchè non si può fare nulla, perchè sembra che nulla camberà mai, perchè il futuro sembra senza speranza.
Ricordando loro  quanto ammoniva il compagno Guevara: “L'unica battaglia che ho perso è stata quella che ho avuto paura di combattere”.

Il compito che abbiamo nell'odierna assemblea congressuale è quello di discutere  motivi e temi su cui privilegiare il nostro impegno con lo scopo di consentire  alla sinistra di poter tornare a volare alto.
Apparentemente i temi enunciati nel documento, che si configurano come una sorta di programma  di governo, possono essere considerati scontati. Ma ciò è una falsa apparenza, dovuta all'effetto sincronico che si sviluppa in chi, come noi, è sempre stato dalla stessa parte.
Ma se riflettiamo diacronicamente sulla fase e sui soggetti della politica attuale notiamo subito che essi, oggi, non solo sono temi fondamentali per chi intenda svolgere seriamente una politica al servizio della classe operaia e dei lavoratori, ma si potrà notare come quei temi siano assenti anche in soggetti politici che spesso ammiccano all'elettorato presentandosi come sinistra.
Da parte di tutte le forze politiche presenti, in Parlamento, al Governo o all'opposizione si torna a sentir parlare dell'importanza del lavoro.
Essa, però, è intesa in un modo particolare. La declinazione che tutti ne danno quotidianamente è tutta interna al concetto di coesione nazionale, nella battaglia produttiva internazionale dovuta alla globalizzazione.
Sempre più spesso sentiamo dire che siamo tutti nella stessa barca e, dunque, tutti dobbiamo spingere affinchè la barca non si fermi e possa giungere alla meta agognata.
Solo che in quest'apologo non viene detto che su quella barca c'è chi rema incessantemente e chi invece si diverte, mangia e balla.
Qui si pone la nostra diversità, Siamo tutti sulla stessa barca è vero ma non ci stiamo tutti allo stesso modo e noi vogliamo combattere e riequilibrare questa profonda ingiustizia.
Per questo, per noi, centralità del lavoro significa essere schierati dalla parte dei lavoratori e volersi assumere il compito della loro rappresentanza politica.
Noi non siamo equidistanti tra le ragioni dell'impresa e quelli della classe operaia e dei lavoratori.
Noi siamo decisamente di Parte, dalla parte di chi vive del proprio lavoro in qualsiasi condizione: come dipendenti a  tempo indeterminato o determinato, co.co.pro. falsi autonomi, interinali, piccoli artigiani o piccoli commercianti.
Noi siamo da questa parte, che non ha più santi nel paradiso – Parlamento, e che è quella che sta pagando la crisi ed è quella a cui si vuole far pagare le politiche monetariste dell'Unione europea di riduzione del debito.   
Riteniamo che, per tutelare i diritti dei lavoratori, sia necessario sviluppare politiche di ricomposizione del mondo del lavoro in controtendenza con il processo di divisione che, negli ultimi anni, lo ha indebolito.
Non è possibile però parlare di ricomposizione del lavoro senza  affrontare la questione dell'immigrazione ed i suoi risvolti sociali. La politica delle destre criminalizza i migranti e tratta l'immigrazione come un problema di sicurezza, lasciando, a disposizione di un mercato del lavoro schiavistico, uomini senza tutele e senza possibilità di rivendicare diritti.
Tutto ciò non solo impedisce una vera ricomposizione del mondo del lavoro ma indebolisce anche la posizione dei lavoratori italiani nella tutela dei propri diritti.
Solo la solidarietà tra lavoratori, nativi e migranti, può consentire la difesa dei diritti dei lavoratori.
Per questo noi, idealmente, siamo tutti sulla gru di Bergano.
Per questo riteniamo che sia necessaria una sanatoria che elimini gli effetti di una legge sbagliata, iniqua e truffaldina. Una sanatoria che consenta, ai lavoratori migranti clandestini che già hanno pagato per ottenere il permesso di soggiorno, di poter iniziare a vivere in modo dignitoso del proprio lavoro senza essere considerati dei criminali solo per il fatto di essere stranieri. E quindi essere sfruttati nel lavoro
Riteniamo quindi che, la questione dell'integrazione dei migranti non sia questione di ordine pubblico, ma una questione decisiva per poter avviare una battaglia unitaria che porti allo sviluppo di politiche per una piena e buona occupazione per tutti.
Questa battagli si lega anche alla questione di genere ed alla strisciante regressione culturale in atto. Forze potenti sono al lavoro per far regredire il ruolo della donna a quello di angelo del focolare. Per questo riteniamo indispensabile il nostro impegno per impedire il risorgere di ogni forma di patriarcato assicurando che le donne possano avanzare verso un'effettiva parità di condizioni nel lavoro, nella società e nella famiglia a prescindere dagli impegni dei padri, mariti, compagni.

Sempre più il capitalismo mostra il suo volto predatorio e distruttivo e in tal modo conferma le previsioni di Marx, “Socialismo o barbarie”. O la classe operaia riuscirà a sconfiggere il capitalismo o si troverà coinvolta nella comune rovina della devastazione della terra.
Come leggere le recenti alluvioni in Veneto, ed a Salerno e tutte quelle che nel corso di questi anni si sono di volta in volta succedute di tragedia in tragedia di disastro in disastro? Come leggere le frane delle coste dei nostri laghi  o il costante è permanente abbassamento  del livello delle loro acque?
Qualcuno parla di fatalità, qualcuno della forza catastroficha della natura, noi diciamo che quegli eventi sono causati dalla volontà di profitto del capitale che consuma territorio senza curarsi della precarietà idrogeologica che si lascia alle spalle.
Per questo riteniamo che sia fondamentale sottrarre le risorse naturali ad ogni possibile tentativo di riduzione a merci e ci batteremo affinchè i beni comuni e i servizi essenziali non siano soggetti a processi di privatizzazione.
Oltre a ciò bisogna aver presente che alcuni beni comuni, come i processi di conoscenza, sono elementi essenziali per  la democrazia. Noi riteniamo che la cultura sia un patrimonio universale che va garantita a tutti attraverso un diritto all'istruzione obbligatoria per tutti, pubblica e di massa sino ai 18 anni.
Altri, ma sembra che di ciò si vergognano visto che approvano i provvedimenti di notte, ritengono che la scuola debba avere un segno di classe e religioso e quindi escludono la scuola privata dai tagli di bilancio necessari al risanamento del sistema Italia.
A 150 anni dalla costituzione dello Stato unitario riteniamo ormai fondamentale la costruzione di uno stato laico.
Non stiamo chiedendo l'ateismo di Stato, ma che sia  rispettato il principio di “libera chiesa in libero stato” enunciato da quel sovversivo di Cavour.
Intendiamo continuare ad impegnarci per la pace ed il disarmo, contro ogni guerra, contro ogni forma di imperialismo o neocolonialismo. Per questi motivi riteniamo giunto il momento dell'uscita dell'Italia dalla Nato, divenuta ormai l'illegittimo gendarme del mondo.
Nello stesso tempo è necessario lavorare per il superamento della Nato operando affinchè l'Unione Europea si doti di una propria comune politica di sicurezza e di pace.
A tal fine crediamo che sia necessario anche abbattere il carattere a-democratico dell'Europea e procedere ad una sua rifondazione per questo proponiamo che i cittadini possano eleggere direttamente un'Assemblea Costituente con il potere di dare all'Europa basi democratiche.

Negli anni '90 il sistema politico italiano ha cercato nuove strade per cercare di uscire da quella crisi della politica di cui si era iniziato a dover fare i conti sin dalla fine degli anni 70, che fu denunciata da Berlinguer con la “questione morale” e che vide il suo epilogo con tangentopoli.
I partiti sempre più si erano venuti trasformando da organismo di partecipazione di massa alla vita del Paese a lobby di interessi e gruppi ristretti di potere.
Sotto il peso del discredito morale causato da tangentopoli la forma partito perse  ogni autorevolezza. In tali condizioni fu facile per i costruttori dell'opinione indicare la responsabilità di quella condizione ad un sistema elettorale e spingere il Paese ad accogliere l'idea di sottoporre la rappresentanza a criteri come il maggioritario ed il bipolarismo che facevano venire meno il ruolo dei partiti come collettivi di cittadini organizzati all'insegna di un progetto politico e la necessità assoluta della governabilità.
Fummo allora profeti quando prevedemmo che tutto ciò avrebbe portato alla realizzazione di  una casta di professionisti  il cui orizzonte politico generale sarebbe stato limitato al proprio successo personale e che i partiti sarebbero divenuti delle strutture composte da potentati e regolati da accordi di potere.
Già allora la pezza era peggiore del buco come mostrarono i risultati elettorali e le successive modifiche elettorali.
Poi piccoli interessi di bottega si incontrarono e  peggiorarono quelle condizioni consentendo la nascita del PDL e del PD.
A quel punto sembrava che la transizione al bipolarismo dell'alternanza fosse ormai compiuta con la costituzione del governo con la più ampia base parlamentare, grazie al premio di maggioranza, da una parte, e la cancellazione della sinistra dal Parlamento dall'altra.
Una cosa è certa quanti hanno individuato nel maggioritario e nel bipolarismo la soluzione della crisi della politica in realtà non hanno fatto altro che alimentarla trasformando i cittadini da soggetti attivi a fruitori passivi di scelte che spesso non vengono più nemmeno discusse nei luoghi deputati.
Oggi con la crisi del Pdl e con l'esasperata dialettica interna del PD è ormai chiaro a tutti che la seconda repubblica che doveva risolvere la crisi della politica è ormai finita ed è necessario prendere altre strade.

La crisi della sinistra, il cui esito finale ha avuto come risultato, la sua cancellazione dal Parlamento, è iniziata con la sua incapacità di sottrarsi al processo di trasformazione dei Partiti in apparati di potere e luoghi di ricomposizione delle aspettative degli eletti.
 A sinistra, pur mantenendo alto quello spessore ideale che altrove invece diviene sempre più la foglia di fico con cui si nascondono i rapporti di potere, si è messo in secondo piano il valore dell'unità rispetto all'esigenza di essere personalmente in primo piano.
Tutto ciò insieme alla perdita di ogni legame tra visione di partito e interesse nazionale, ovviamente nell'ottica che il bene della classe era il bene della nazione, ha prodotto un'estrema frammentazione e frantumazione della sinistra.
Il tardivo tentativo di porvi rimedio ha prodotto una risposta inadeguata che non è risultata credibile ai cittadini.
Cancellata dal Parlamento, nella sinistra, si sono evidenziate due diverse prospettive: quella di Vendola, che accetta l'ambito del capitalismo  e continua a pensare che con il PD sia possibile realizzare un governo che dica cose di sinistra.
La nostra prospettiva, che prende atto, con il fallimento dell'esperienza del governo del 2008 e la successiva campagna elettorale, della trasformazione ormai compiuta e vede nel PD l'espressione della sinistra dell'ideologia neoliberista.
A partire da questa valutazione si è ritenuto necessario lavorare alla realizzazione di una sinistra in grado di poter rappresentare  il movimento operaio e dei lavoratori, una sinistra  non subalterna al  centrosinistra ma con una forte autonomia ideologica, politica e programmatica oltre che  di pratica  sociale.
Una sinistra che non si pone nella logica dell'alternanza dei governi  ma lavora per realizzare l'alternativa  all'attuale sistema sociale.
Il Congresso di Fondazione della Federazione della Sinistra è, dunque,  il punto di arrivo di un processo avviato per consentire la nascita di un nuovo soggetto politico  unitario e plurale.
Secondo un modello che, rispecchiando l'articolazione della società odierna polverizzata nelle mille identità,  consentisse l'interlocuzione di  forze  provenienti da diverse culture e nello stesso tempo assicurasse la massima unità di analisi e di azione. 
Come sempre l'innovazione ha un cuore antico è, quindi, si è scelto il modello dell'FLM, che, tra la fine degli anni '70 e gli anni '80, riunificava i sindacati metalmeccanici permettendo ai lavoratori di aderire anche a prescindere dalle singole organizzazioni.
Sino ad oggi, nel processo di realizzazione della Federazione, ciò che si è riusciti a realizzare è stato poco di più di un semplice “cartello elettorale”, ma non è questo l'orizzonte ultimo a cui ci stiamo indirizzando,  l'ambizione a cui stiamo lavorando.
La Federazione nasce per unire oltre le attuali appartenenze tutti quelli che si riconoscono nelle idee di critica al capitalismo e che, quindi, ritengono necessaria una conseguente azione politica.
Per questo motivo il congresso che ci accingiamo a svolgere è anche un punto di partenza per l'allargamento della Federazione a tutti quelle forze che come noi condividono la necessità di ricostruire una forte sinistra.
Vogliamo costruire una forza di sinistra simile a quelle esistenti in quasi tutta Europa e nei paesi del Sud America, una forza che si pone l'obiettivo di battersi per costruire il socialismo del XXI° secolo.
La grande stampa italiana, cosiddetta libera, che sino a poco tempo fa si limitava a sminuire le nostre idee bollandole come residui del passato senza seguito nel mondo oggi è particolarmente attenta  ad impedire che ogni nostra idea possa essere conosciuta dai cittadini e dai lavoratori italiani.
Eppure la grande battaglia a cui abbiamo partecipato dell'acqua bene comune, non è la stessa  che ha  visto la Bolivia non solo riassumere la dignità di Stato con la ripubblicizzazione delle concessioni di sfruttamento delle acque,  ma anche riassumere una dignità di popolo con l'elezione di un indio, Morales, a Presidente della Repubblica.
Eppure le nostre proposte di redistribuzione del reddito ai lavoratori  non sono le stesse che Chavez, in Venezuela, ha messo in atto nazionalizzando l'industria petrolifera ed utilizzandone i profitti per accrescere reddito e dignità del popolo.
E ancora, in Brasile, non è stato possibile con le idee di giustizia sociale eleggere come Capo di Stato un metalmeccanico ieri ed oggi un ex rivoluzionaria.
Ho citato questi casi, ma ce n'è sarebbero altri, per mostrare che oggi , nel mondo, le idee di giustizia sociale che propugniamo non sono dei ferrivecchi ma strumenti con cui alcuni popoli si stanno costruendo un nuovo futuro.
Peggio di così la grande stampa, sia essa borghese moderata come il “Corriere della Sera” o  borghese di sinistra come “la Repubblica”, si comporta con i partiti di sinistra dei vari paesi europei. I lettori, i cittadini, i lavoratori italiani non devono sapere ad esempio che in Germania, alle elezioni regionali di maggio, la Linke ha conquistato il 6% entrando in un Parlamento dove non era presente. Oppure, come è successo pochi giorni fa, la cosiddetta stampa libera è costretta a nascondere la  travolgente avanzata dei comunisti greci che ha visto quel partito, nel volgere di pochi mesi, passare dal 7,5% all'11%, sulla scorta della battaglia di rifiuto e opposizione, della politica economica e sociale, concordata dal centrosinistra greco con l'Unione Europea e condivisa  dall'opposizione di centrodestra.
Lì, i lavoratori, hanno ben compreso che l'unico esito di quelle politiche era quello di scaricare su di loro il costo della crisi.
Tutto ciò sembra indicare che oggi, come ieri, di nuovo uno spettro si aggiri per l'Europa.
Proprio per esorcizzare tale spettro la stampa borghese evita, con particolare impegno, di informare la pubblica opinione italiana sui successi elettorali  della sinistra in Europa .
Tale impegno è secondo solo a quello profuso per evitare che i cittadini, i lavoratori, l'opinione pubblica possano sapere che in Italia esiste una sinistra che dice cose di sinistra e che, malgrado le sconfitte, si sta riorganizzando per poter contare e per far si che il domani sia diverso.
E' con questo spirito che i quattro soggetti fondatori della Federazione si sono posti di fronte alla necessità di costruire un nuovo soggetto politico che potesse essere un elemento di riaggregazione   a sinistra.
Invece di negare le identità, cercando una sintesi coatta di tutte le esperienze realizzando un improbabile unicum identitario, si è scelto di  mantenere il valore delle esperienze del movimento operaio, del movimento ecologista, del movimento pacifista, della critica al patriarcato riconoscendone le diverse e feconde identità, e a partire da ciò ci si è messi alla ricerca del molto che esse condividono per trovare i punti comuni di azione  piuttosto che evidenziare ciò che divide.
In tal modo si è venuto realizzando un soggetto politico plurale che ha l'ambizione di conquistare delle basi di massa, in grado di rovesciare le sorti della Sinistra italiana e capace di  riprendere il percorso interrotto della costruzione del socialismo.
Nel far ciò dobbiamo avere ben presente che le esperienze del movimento operaio del 900, con le sue divisioni, sono ormai storicamente concluse.
E' necessario considerarle superate, senza dimenticarle e senza rescindere i nostri  legami con esse, ma avendo presente la necessità, per poter riprendere un cammino efficace, di dover declinare in forme nuove la costruzione del socialismo.
Concludo con un'ultima citazione "Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.”  Enrico Berlinguer